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ven
25 dic
2020Teatro Lauro RossiMacerataOre 14.40
In collaborazione con Comune di Macerata
Arcangelo Corelli (Fusignano, 1653 - Roma, 1713)
Concerto Grosso Op. VI n. 8 in sol min. “Fatto per la Notte di Natale”
I. Vivace – Grave (Arcate sostenute e come sta)
II. Allegro
III. Adagio - Allegro - Adagio
IV. Vivace
V. Allegro
VI. Pastorale: Largo
Violino I concertato Alessandro Cervo
Violino II concertato Simone Grizi
Violoncello concertato Luca Bacelli
Clavicembalo Riccardo Lorenzetti
Violini I di ripieno
Giannina Guazzaroni
Alessandro Marra
Laura Di Marzio
Lisa Maria Pescarelli
Violini II di ripieno
Laura Barcelli
Baldassarre Cirinesi
Simona Conti
Matteo Metalli
Viole
Francesco Vernero
Massimo Augelli
Claudio Cavalletti
Violoncelli
Antonio Coloccia
Elena Antongirolami
Contrabbasso
Michele Mantoni
Il Concerto Grosso Op. VI n. 8 in sol min. “Fatto per la Notte di Natale” , composto nell’ultimo decennio del XVII secolo ed eseguito in occasione della tradizionale cantata della notte di Natale nel Palazzo Apostolico Vaticano alla presenza del pontefice, forse nel 1690, è una delle più note e ammirate composizioni di Arcangelo Corelli.
Attivo a Roma tra Sei-Settecento, Corelli fu un personaggio di spicco nell’ambito dell’Accademia dell’Arcadia: un gruppo di intellettuali ed artisti promotori di un’estetica che, pur improntata sul gusto del “maraviglioso” proprio del Barocco secentesco, ne rifiutava i barbarismi e gli eccessi spettacolari per volgersi indietro a quell’Arcadia mitologica cantata con raffinatezza, grazia ed eleganza dai poeti ellenistici, dove la vita semplice e serena del pastorello, immersa in una natura santa e benevola, era stata innalzata a ideale supremo di felicità e di equilibrio interiore. Corelli fu il sommo realizzatore in ambito musicale di questo ideale estetico – la Pastorale finale del concerto, in cui il musicista eleva le semplici melodie natalizie dei pastori del Lazio al rango di musica colta, ne costituisce uno degli esempi più significativi. Egli lo rese udibile attraverso la creazione di una melodia sprigionante una grazia e una leggerezza prima di lui sconosciute; attraverso l’impiego, per la prima volta integrale e sistematico, delle leggi del sistema tonale allo scopo di garantire ordine, equilibrio e rigore logico alla composizione; attraverso, infine, la normalizzazione di importantissime forme musicali barocche, come la Sonata e il Concerto, in opere che, date alle stampe e diffuse in tutta Europa, ebbero il vanto di fregiarsi del titolo di “modello esemplare”, titolo toccato in precedenza solo a quelle di Palestrina.